Il lavoro come strumento di contrasto alla violenza di genere, perchè aumenta la consapevolezza delle donne e la loro autonomia economica. Secondo un report della Fondazione studi dei consulenti del lavoro, presentato ieri in occasione della prima giornata degli Stati generali della categoria, è più frequente che la vittima di violenza sia inoccupata o in cerca di lavoro. Situazioni di disagio e dipendenza economica, nulla o bassa autonomia, livelli di scolarità bassi, influenzano l’esposizione al rischio di violenza, mentre l’emancipazione professionale può indurre ad una maggiore propensione alle denunce. E’ anche vero però che il luogo di lavoro può essere fonte di rischi in tale senso (molestie, ricatti, o violenza sessuale, violenza fisica, sempre secondo il report), e su questo fronte si attende che l’aula del Senato avvii la discussione dei disegni di legge relativi alle molestie sui luoghi di lavoro. Un provvedimento ritenuto importante dalla presidente del Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro, Marina Calderone, “perchè supporterebbe i datori di lavoro nell’adozione di misure adeguate a prevenire e contrastare atti di violenza e molestie”.
“Prevenzione è la parola magica – ha affermato Francesco Paolo Sisto, sottosegretario al ministro della Giustizia intervenendo agli stati generali – e ciò significa non solo articolare delle regole ma che le stesse siano applicate. La drammaticità della situazione esige un intervento deciso per evitare le violenze, sia per affrontare fenomeni economico sociali che sono due quadranti dello stesso problema”. La necessità di un’ effettiva applicazione delle norme è stata sottolineata anche da Valeria Valente presidente della commissione di inchiesta del Senato su femminicidio e violenza di genere.
I professionisti a loro volta possono svolgere un ruolo attivo, come testimoniato da Valentina Rubertelli presidente del consiglio nazionale del Notariato. La categoria ha realizzato un vademecum di formazione giuridica ed economica a favore delle donne fragili, che è oggetto di momenti di formazione sul territorio insieme ai centri antiviolenza.
E, in materia di supporto economico alle vittime di violenza, INPS ha comunicato di avere già ricevuto 102 domande per il reddito di libertà, il contributo di 400 euro mensili erogabile per un anno. Evidenziando però al contempo che in alcune regioni è stato quasi esaurito il budget a disposizione.